Laboratori Di Medicina Narrativa: sabato 1 agosto dalle 16 alle 17.30

Siamo stati molto lieti di avervi avuti con noi!

Abbiamo esaminato insieme la fotografia โ€œยซMiRelLaยปโ€ di Faustoย Podavini, che trovate alla fine della pagina.ย 

ย Poi, abbiamo scritto al prompt: Specchio, specchio delle mie brame…”(continua tu)

Al piรน presto, condivideremo ulteriori dettagli della sessione. Vi invitiamo a visitare di nuovo questa pagina nei prossimi giorni.

Se avete partecipato al laboratorio, potete condividere i vostri scritti alla fine della pagina (โ€œLeave a Replyโ€). Attraverso questo forum speriamo di creare uno spazio per continuare la nostra conversazione! 

Stiamo raccogliendo impressioni e breve feedback sui nostri laboratori di medicina narrativa su Zoom!

Questo breve questionario (anonimo, e aperto a chiunque abbia frequentato almeno un laboratorio) รจ molto importante per noi, e ci permetterร  di elaborare sul valore dei nostri laboratori e sul ruolo dello spazio per riflettere e metabolizzare il momento presente. Vi preghiamo quindi di condividere le nostre riflessioni con noi!ย 


Faustoย Podavini, ยซMiRelLaยป, Roma, 2008-2012, in “rivistaย per le Medical Humanities”,ย gennaio-aprileย 2015, n. 30, anno 9. p. 2, http://www.rivista-rmh.ch


Laboratori Di Medicina Narrativa: sabato 25 luglio dalle 16 alle 17.30

Siamo stati molto lieti di avervi avuti con noi!

Abbiamo letto insieme la poesia โ€œMonet rifiuta lโ€™operazioneโ€ di Lisel Mueller, che trovate alla fine della pagina. Abbiamo analizzato anche i quadri di Monet della Cattedrale Rouen. Poi, abbiamo scritto al prompt: “Dipingi un mondo in flusso”.

Al piรน presto, condivideremo ulteriori dettagli della sessione. Vi invitiamo a visitare di nuovo questa pagina nei prossimi giorni.

Se avete partecipato al laboratorio, potete condividere i vostri scritti alla fine della pagina (โ€œLeave a Reply”). Attraverso questo forum speriamo di creare uno spazio per continuare la nostra conversazione!ย 

Stiamo raccogliendo impressioni e breve feedback sui nostri laboratori di medicina narrativa su Zoom!

Questo breve questionario (anonimo, e aperto a chiunque abbia frequentato almeno un laboratorio) รจ molto importante per noi, e ci permetterร  di elaborare sul valore dei nostri laboratori e sul ruolo dello spazio per riflettere e metabolizzare il momento presente. Vi preghiamo quindi di condividere le nostre riflessioni con noi!ย 


Monet Rifiuta Lโ€™Operazione - Lisel Mueller
Dottore, lei dice che non ci sono aloni
intorno ai lampioni di Parigi
e quel che vedo รจ unโ€™aberrazione
causata dalla tarda etร , una malattia.
Le dico che mi ci รจ voluta tutta la vita
per arrivare a vedere i lampioni come angeli,
per ammorbidire e sfuocare e infine eliminare
i contorni che a lei dispiace che io non scorga,
per imparare che la linea che chiamavo orizzonte
e il cielo e lโ€™acqua,
cosi divisi, sono della stessa sostanza.
54 anni fa io potevo vedere
che la cattedrale di Rouen รจ stata costruita
con raggi paralleli
e ora lei vuole correggere
i miei errori giovanili: nozioni
rigide di alto e basso,
lโ€™illusione di uno spazio tridimensionale,
il ponte separato dal glicine che lo ricopre.
Cosa posso dire per convincerla
che il palazzo del Parlamento si dissolve
notte dopo notte fino a diventare
il sogno fluido del Tamigi?
Non tornerรฒ in un universo
di oggetti che non si compenetrano tra loro
come se le isole non fossero i bambini perduti
di un unico grande continente. Il mondo
รจ flusso, e tutto diventa luce,
diventa acqua, gigli sullโ€™acqua,
sopra e sotto lโ€™acqua,
diventaย  luci color lilla, malva e giallo
bianco e azzurro,
piccoli pugni che si passano lโ€™uno allโ€™altro la luce del sole
cosรฌ velocemente
che ci vorrebbero sete lunghe e fluenti
nel mio pennello per catturarle.
Dipingere la velocitร  della luce.
Le nostre sagome appesantite, linee verticali,
si incendiano mescolandosi con lโ€™aria
fino a trasformare in gas le nostre ossa, la nostra pelle, gli abiti.
Dottore
se solo lei potesse vedere
come il cielo attira la terra tra le sue braccia
e come il cuore si espande allโ€™infinito
per rendere questo mondo vapore blu senza fine.

Laboratori Di Medicina Narrativa: sabato 18 luglio dalle 16 alle 17.30

Siamo stati molto lieti di avervi qui con noi!

Abbiamo letto insieme la poesia “Ex Voto” di Eugenio Montale (allegato al termine di questa pagina)ย ย 

In seguito, abbiamo usato il prompt “Era o non era…”.

Condivideremo ulteriori dettagli della sessione nei prossimi giorni; vi invitiamo a rivisitare questa pagina nei prossimi giorni!

Invitiamo i partecipanti del laboratorio a condividere i propri scritti nella parte “blog” dedicata alla fine della presente pagina (“Leave a Reply”). Speriamo di creare, attraverso questo forum di condivisione, uno spazio in cui continuare la nostra conversazione!

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Ex voto
ย 
Eugenio Montale, โ€œSaturaโ€, 1971
ย 
Accade
che le affinitร  dโ€™anima non giungano
ai gesti e alle parole ma rimangano
effuse come un magnetismo. รˆ raro
ma accade.

Puรฒ darsi
che sia vera soltanto la lontananza,
vero lโ€™oblio, vera la foglia secca
piรน del fresco germoglio. Tanto e altro
puรฒ darsi o dirsi.

Comprendo
la tua caparbia volontร  di essere sempre assente
perchรฉ solo cosรฌ si manifesta
la tua magia. Innumeri le astuzie
che intendo.

Insisto
nel ricercarti nel fuscello e mai
nellโ€™albero spiegato, mai nel pieno, sempre
nel vuoto: in quello che anche al trapano
resiste.

Era o non era
la volontร  dei numi che presidiano
il tuo lontano focolare, strani
multiformi multanimi animali domestici;
forsโ€™era cosรฌ come mi pareva
o non era.

Ignoro
se la mia inesistenza appaga il tuo destino,
se la tua colma il mio che ne trabocca,
se lโ€™innocenza รจ una colpa oppure
si coglie sulla soglia dei tuoi lari. Di me,
di te tutto conosco, tutto
ignoro.

Laboratori Di Medicina Narrativa: sabato 11 luglio dalle 16 alle 17.30

Siamo stati molto lieti di avervi avuti con noi!

Abbiamo letto insieme la fiaba Rosaspina dei fratelli Grimm, una rielaborazione piรน breve di La bella addormentata nel bosco di Charles Perrault. I partecipanti sono rimasti colpiti dalla possibilitร  di mettere in connessione un testo cosรฌ fantasioso con la realtร  della cura. Abbiamo parlato del tempo, dellโ€™attesa, del coraggio, della speranza, del sogno. Qualcuno ha fatto notare la dimensione perturbante delle fiabe, che ci colpiscono fin da bambini ma vengono rielaborate in modo diverso nellโ€™etร  adulta. Altri hanno interpretato il sonno e il risveglio come una metafora dello spirito che entra in una fase dormiente per poi accedere a una nuova consapevolezza. Abbiamo anche riflettuto sullโ€™idea di โ€œlieto fineโ€.ย 

Poi, abbiamo scritto ispirati dalla frase: โ€œCโ€™era una voltaโ€ฆโ€. Alla luce dei testi, abbiamo riflettuto sugli elementi dello spazio, del corpo e del tempo, ma anche sulla tripartizione dellโ€™io nella scrittura autobiografica e in particolare diaristica, dove le figure del narratore, del protagonista e del primo lettore si sovrappongono. Si รจ dunque parlato della scrittura come strumento umano per soffermarsi e interpretare il mondo che ci circonda. Sono emersi i temi dellโ€™assenza e della presenza, e qualcuno รจ rimasto colpito dalla magia di sentire gli altri partecipanti che leggevano ad alta voce il proprio testo.

Invitiamo i partecipanti del laboratorio a condividere i propri scritti nella parte “blog” dedicata alla fine della presente pagina (“Leave a Reply”). Speriamo di creare, attraverso questo forum di condivisione, uno spazio in cui continuare la nostra conversazione!

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Questo breve questionario (anonimo, e aperto a chiunque abbia frequentato almeno un laboratorio) รจ molto importante per noi, e ci permetterร  di elaborare sul valore dei nostri laboratori e sul ruolo dello spazio per riflettere e metabolizzare il momento presente. Vi preghiamo quindi di condividere le nostre riflessioni con noi! 


Rosaspina dei Fratelli Grimm

Cโ€™erano una volta un re e una regina che ogni giorno dicevano: “Ah, se avessimo un bambino!”. Ma il bambino non veniva mai. Un giorno, mentre la regina faceva il bagno, ecco che un gambero saltรฒ fuori dall’acqua e le disse: “Il tuo desiderio sarร  esaudito: darai alla luce una bambina”.

La profezia del gambero si avverรฒ e la regina partorรฌ una bimba cosรฌ bella che il re non stava piรน nella pelle dalla gioia e ordinรฒ una gran festa. Non invitรฒ soltanto i suoi parenti, amici e conoscenti, ma anche le fate, perchรฉ fossero benevole e propizie alla neonata. Nel suo regno ve n’erano tredici, ma siccome egli possedeva soltanto dodici piatti d’oro per il pranzo, dovette rinunciare a invitarne una.

Dopo la festa, le fate diedero alla bimba i loro doni meravigliosi: la prima le donรฒ la virtรน, la seconda la bellezza, la terza la ricchezza, e cosรฌ via (โ€ฆ). Dieci fate avevano giร  formulato il loro auspicio, quando giunse la tredicesima che voleva vendicarsi perchรฉ non era stata invitata. Ella disse ad alta voce: “A quindici anni, la principessa si pungerร  con un fuso e cadrร  a terra morta”. Allora si fece avanti la dodicesima, che doveva ancora formulare il suo voto; certo non poteva annullare la spietata sentenza, ma poteva attenuarla e disse: “La principessa non morirร , ma cadrร  in un sonno profondo che durerร  cento anni”.

Il re, sperando di poter preservare la sua bambina da quella grave disgrazia, ordinรฒ che tutti i fusi del regno fossero bruciati. Frattanto, si adempirono i voti delle fate: la fanciulla era cosรฌ bella, virtuosa, gentile e intelligente, che non si poteva guardarla senza volerle bene. Ora avvenne che, proprio il giorno in cui compรฌ quindici anni, il re e la regina fossero fuori ed ella rimanesse sola nel castello. Girรฒ dappertutto, visitรฒ ogni stanza e giunse infine a una vecchia torre (โ€ฆ): in una piccola stanzetta c’era una vecchia con un fuso che filava con solerzia il suo lino.

“Oh, nonnina (โ€ฆ) Come gira quest’aggeggio!”, esclamรฒ la fanciulla, e prese in mano il filo per filare anche lei. Ma non appena lo toccรฒ, si compรฌ l’incantesimo ed ella si punse un dito. Come sentรฌ la puntura, cadde a terra in un sonno profondo. E il re e la regina, che stavano rincasando, si addormentarono anch’essi con tutta la corte. I cavalli si addormentarono nelle stalle, i cani nel cortile, le colombe sul tetto, le mosche sulla parete; persino il fuoco che fiammeggiava nel camino si smorzรฒ e si assopรฌ (โ€ฆ). Tutto ciรฒ che aveva parvenza di vita, tacque e dormรฌ.

Intorno al castello crebbe una siepe di fitte spine, che ogni anno diventava sempre piรน alta, finchรฉ arrivรฒ a cingerlo completamente e a ricoprirlo tutto. (โ€ฆ) Nel paese si diffuse la leggenda di Rosaspina, la bella addormentata, come veniva chiamata la principessa; e ogni tanto veniva qualche principe che si avventurava attraverso il roveto tentando di raggiungere il castello. Ma non riuscivano a penetrarvi perchรฉโ€š le spine li trattenevano come se si fosse trattato di mani, ed essi si impigliavano e morivano miseramente.

Dopo molti, molti anni, giunse nel paese un altro principe; un vecchio gli parlรฒ dello spineto che circondava un castello nel quale una meravigliosa principessa di nome Rosaspina dormiva con tutta la corte. (โ€ฆ) Molti principi avevano tentato di penetrare fra le spine ma vi erano rimasti imprigionati ed erano miseramente periti. Allora il giovane disse: “Io non ho timore: attraverserรฒ i rovi e vedrรฒ la bella Rosaspina”. Il vecchio cercรฒ di dissuaderlo in tutti i modi, ma egli non gli diede retta.

Ora, proprio il giorno in cui il principe tentรฒ l’impresa erano trascorsi cento anni. Quando si avvicinรฒ al roveto, non trovรฒ che fiori bellissimi che si scostarono spontaneamente al suo passaggio, ricongiungendosi alle sue spalle, sicchรฉโ€š egli passรฒ illeso. Giunto nel cortile del castello, vide cavalli e cani da caccia pezzati che dormivano, distesi a terra; sul tetto erano posate le colombe con le testine sotto l’ala. Quando entrรฒ, le mosche dormivano sulla parete (โ€ฆ) mentre la serva sedeva davanti al pollo nero che doveva spennare. Egli andรฒ oltre e vide dormire tutta la corte e in alto, sul trono, dormivano il re e la regina. Proseguรฌ ancora e il silenzio era tale che egli udiva il proprio respiro. Finalmente giunse alla torre e aprรฌ la porta della cameretta in cui dormiva Rosaspina. Giaceva lร , ed era cosรฌ bella che egli non riusciva a distoglierne lo sguardo. Si chinรฒ e le diede un bacio.

Come l’ebbe baciata, Rosaspina aprรฌ gli occhi, si svegliรฒ e lo guardรฒ ridente. Allora scesero insieme, e anche il re, la regina e lโ€™intera corte si svegliarono, e tutti si guardarono stupiti. I cavalli in cortile si alzarono e si scrollarono; i cani da caccia saltarono su scodinzolando; le colombe sul tetto levarono la testina da sotto l’ala, si guardarono intorno e volarono nei campi; le mosche ripresero a muoversi sulle pareti; il fuoco in cucina si ravvivรฒ, si mise ad ardere e continuรฒ a cuocere il pranzo (โ€ฆ); e la serva finรฌ di spennare il pollo.

Poi furono celebrate con gran fasto le nozze del principe e di Rosaspina, che vissero felici fino alla morte.


Laboratori Di Medicina Narrativa: sabato 4 luglio dalle 16 alle 17.30

Siamo stati molto lieti di avervi qui con noi!

Abbiamo letto insieme il testo “Con gli occhi del nemico” di David Grossman (allegato al termine di questa pagina)ย ย 

In seguito, abbiamo usato il prompt “Caro nemico, ti scrivoโ€ฆโ€

Condivideremo ulteriori dettagli della sessione nei prossimi giorni; vi invitiamo a rivisitare questa pagina nei prossimi giorni!

Invitiamo i partecipanti del laboratorio a condividere i propri scritti nella parte “blog” dedicata alla fine della presente pagina (“Leave a Reply”). Speriamo di creare, attraverso questo forum di condivisione, uno spazio in cui continuare la nostra conversazione!

Stiamo raccogliendo impressioni e breve feedback sui nostri laboratori di medicina narrativa su Zoom!

Questo breve questionario (anonimo, e aperto a chiunque abbia frequentato almeno un laboratorio) รจ molto importante per noi, e ci permetterร  di elaborare sul valore dei nostri laboratori e sul ruolo dello spazio per riflettere e metabolizzare il momento presente. Vi preghiamo quindi di condividere le nostre riflessioni con noi!ย 


David Grossman, Con gli occhi del nemico. Raccontare la pace in un paese di guerra. Mondadori, 2007 pagg 40-45, estratti.

โ€œNel momento in cui uno scriveโ€ dice Natalia Ginzburg ย โ€œรจ miracolosamente spinto a ignorare le circostanze presenti della sua propria vita. Certo รจ cosรฌ. Ma lโ€™essere felici o infelici si porta a scrivere in un modo o nellโ€™altro. Quando siamo felici la fantasia ha piรน forza; quando siamo infelici, agisce allora piรน vivacemente la nostra memoriaโ€. Si fa fatica a parlare di se stessi. Dirรฒ allora quello che posso in questo momento, nella condizione in cui mi trovo.

Io scrivo. La sciagura che mi รจ capitata, la morte di mio figlio Uri durante la seconda guerra del Libano, permea ogni momento della mia esistenza. La forza della memoria รจ in effetti smisurata, enorme. A tratti possiede qualitร  paralizzanti. Eppure lโ€™atto stesso di scrivere crea per me, ora, una specie di โ€œluogoโ€. Uno spazio emotivo che non avevo mai conosciuto prima, in cui la morte non รจ solo la contrapposizione totale, categorica, della vita. (โ€ฆ)

Io scrivo. Il mondo non mi si chiude addosso, non diventa piรน angusto. Mi si apre davanti, verso un futuro, verso altre possibilitร . Io immagino. Lโ€™atto stesso di immaginare mi ridร  vita. Non sono pietrificato, paralizzato dinanzi alla follia. Creo personaggi. Talora ho lโ€™impressione di estrarli dal ghiaccio in cui li ha imprigionati la realtร . Ma forse, piรน di tutto, sto estraendo me stesso da quel ghiaccio. (โ€ฆ)

Io scrivo. E mi rendo conto di come un uso appropriato e preciso delle parole sia talora una sorta di medicina che cura una malattia. Uno strumento per purificare lโ€™aria che respiro dalle prevaricazioni e dalle manipolazioni dei malfattori della lingua, dai suoi vari stupratori.  (โ€ฆ)

Io scrivo. Mi libero da una delle vocazioni ambigue e caratteristiche dello stato di guerra in cui vivo, quella di essere un nemico, solo ed esclusivamente un nemico. Io scrivo, e mi sforzo di non proteggere me stesso dalle sofferenze del nemico, dalle sue ragioni, dalla tragicitร  e dalla complessitร  della sua vita, dai suoi errori, dai suoi crimini. E nemmeno dalla consapevolezza di quello che io faccio a lui, nรฉ dai sorprendenti tratti di somiglianza che scopro tra lui  e me.

Io scrivo. Ad un tratto non sono piรน condannato a una dicotomia totale, fasulla e soffocante: la scelta brutale tra essere โ€œvittima o aggressoreโ€, senza che mi sia concessa una terza possibilitร , piรน umana. Quando scrivo riesco ad essere un uomo nel senso pieno del termine, un uomo che si sposta con naturalezza tra le varie parti di cui รจ composto, che ha momenti in cui si sente vicino alla sofferenza e alle ragioni dei suoi nemici senza rinunciare minimamente alla propria identitร .(โ€ฆ)

E scrivo anche ciรฒ che non potrร  mai piรน essere, per cui non cโ€™รจ consolazione. E anche allora, in un modo che ancora non so spiegare, le circostanze della mia vita non mi si chiudono addosso, non mi paralizzano. Piรน volte al giorno, seduto alla mia scrivania, tocco con mano il dolore, la perdita, come si tocca un filo della corrente a mani nude. E non muoio. Non capisco come questo accada. (โ€ฆ)

E scrivo della vita del mio paese, Israele. Un paese tormentato, intossicato da troppa storia, da sentimenti esasperati che non possono essere umanamente contenuti, da troppi eventi e tragedie, da ansie parossistiche, da una luciditร  paralizzante, da un eccesso di memorie, da speranze deluse, dalle circostanze di un destino unico nel suo genere tra tutti i popoli del mondo, da unโ€™esistenza che a volte appare mitica, al punto che sembra che qualcosa sia andato storto nei suoi rapporti con la vita e con la possibilitร  che noi, Israeliani, potremmo un giorno condurre unโ€™esistenza regolare, normale, come un popolo tra gli altri popoli, uno Stato tra gli altri Stati.

Noi scrittori conosciamo momenti di sconforto  e di scarsa autostima (โ€ฆ). Il nostro lavoro ci porta ripetutamente a essere consapevoli dei nostri limiti, sia come uomini che come artisti. Eppure รจ questa la cosa meravigliosa, lโ€™alchimia che si crea in ciรฒ che facciamo: in un certo senso, nel momento in cui prendiamo in mano la penna, o la tastiera del computer, non siamo piรน vittime impotenti di tutto ciรฒ che ci asserviva, o ci sminuiva, prima che cominciassimo a scrivere. Noi scriviamo, siamo molto fortunati. Il mondo non ci si chiude intorno, non diventa piรน angusto.


Laboratori Di Medicina Narrativa: sabato 27 giugno dalle 16 alle 17.30

Siamo stati molto lieti di avervi avuti con noi!

Abbiamo cominciato il laboratorio osservando il quadro di Pablo Picasso Joie di Vivre (1946), che trovate in fondo alla pagina. Alcuni elementi ci hanno comunicato gioia, come la presenza della musica e della danza, e la diversitร  dei colori. Lโ€™uso dellโ€™azzurro ha suggerito serenitร  e tranquillitร , ma anche vitalitร . Qualche partecipante ha attribuito al quadro il senso di una scoperta, con la barca a vela in fondo che richiama lโ€™idea del viaggio. Altri hanno parlato della ricchezza dellโ€™immagine: pur essendo immobile e bidimensionale, รจ capace di creare un senso di profonditร  e di movimento grazie alla collaborazione di chi osserva.ย 

Poi, abbiamo letto alcuni frammenti, piรน o meno brevi, tratti da Momenti di trascurabile felicitร  (2010) di Francesco Piccolo. Trovate anche questi brani in fondo alla pagina. Abbiamo meditato sulla felicitร  delle piccole cose e sullโ€™importanza dei dettagli, anche in relazione al quadro di Picasso. Qualcuno ha sottolineato il bisogno di notare ed apprezzare tali momenti, godendo della semplicitร  ed esercitando lโ€™attenzione. Altri hanno riflettuto sullโ€™ascolto delle emozioni, sulla relazione con la realtร  che ci circonda, e sul significato della cura. 

In seguito, abbiamo scritto ispirati dallo stimolo: “Racconta un momento di trascurabile felicitร โ€. Abbiamo parlato dellโ€™ironia nellโ€™uso dellโ€™aggettivo โ€œtrascurabileโ€ e dellโ€™ossimoro nellโ€™espressione โ€œtrascurabile felicitร โ€. Qualcuno ha messo in rilievo che โ€œtrascurabileโ€ contiene il sostantivo โ€œcuraโ€, riflettendo su quanto le felicitร  apparentemente trascurabili possano in realtร  rappresentare momenti di cura.

Invitiamo i partecipanti del laboratorio a condividere i propri scritti nella parte “blog” dedicata alla fine della presente pagina (“Leave a Reply”). Speriamo di creare, attraverso questo forum di condivisione, uno spazio in cui continuare la nostra conversazione!


Joie de Vivre, Pablo Picasso (1946)

Alcune intelligenze per le piccole cose, come il guidatore dellโ€™auto alle tue spalle quando capisce subito che devi parcheggiare e quindi fare retromarcia. E lui si ferma a qualche metro di distanza e aspetta senza avanzare.

Lโ€™acqua quando hai sete, il letto quando hai sonno.

Quando chiacchiero con un amico passeggiando, continuiamo a camminare soltanto se la conversazione รจ del tutto frivola, trascurabile, ma se ci accendiamo, se stiamo per dire una cosa piรน seria, piรน importante, in quel momento smettiamo di camminare, allunghiamo la mano verso il braccio dellโ€™altro e ci fermiamo, e per tutto il tempo che la discussione รจ seria, stiamo lรฌ piantati, e le mani gesticolano, si muovono, non stanno affatto in tasca o dietro la schiena. Soltanto dopo la risoluzione, uno dei due riprende il cammino, seguito dallโ€™altro, e rinfila le mani in tasca.

Le coppie che stanno insieme da tanto tempo e che giocano a carte in silenzio, la sera.

Quelli che ti danno un passaggio, e non ti lasciano da qualche parte: allโ€™angolo; vicino alla metro; alla fermata dei taxi. Ma ti accompagnano fino a casa.

E poi quando uno si fa male, tutti chiedono ยซcome ti sei fatto male?ยป

Incontrare dopo tanto tempo una persona con cui hai litigato. Quando la vedi, ti ricordi soltanto che hai litigato, ma non ti ricordi piรน perchรฉ. E nemmeno lei si ricorda. Ti avvicini per chiacchierare, e chiacchierate, perchรฉ quella inimicizia non la potete sentire piรน.

In generale, tutti quelli che si preoccupano per me o si occupano di me.

Francesco Piccolo, โ€œMomenti di trascurabile felicitร ,โ€ Einaudi (2014)


Laboratori Di Medicina Narrativa: martedรฌ 23 Giugno dalle 19 alle 20.30

Siamo stati molto lieti di avervi qui con noi!

Abbiamo letto insieme la poesia “Emozioni” di Lucio Battisti e Mogol (allegato al termine di questa pagina)ย ย 

In seguito, abbiamo usato il prompt “Capire tu non puoiโ€ฆ”

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EMOZIONI โ€“ Lucio Battisti e Mogol
ย 
Seguir con gli occhi un airone sopra il fiume e poi
Ritrovarsi a volare
E sdraiarsi felice sopra l'erba ad ascoltare
Un sottile dispiacere
E di notte passare con lo sguardo la collina per scoprire
Dove il sole va a dormire
Domandarsi perchรฉ quando cade la tristezza
In fondo al cuore
Come la neve non fa rumore
E guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere
Se poi รจ tanto difficile morire
E stringere le mani per fermare
Qualcosa che
รˆ dentro me
Ma nella mente tua non c'รจ
Capire tu non puoi
Tu chiamale, se vuoi, emozioni
Tu chiamale, se vuoi, emozioni
Uscir nella brughiera di mattina dove non si vede a un passo
Per ritrovar sรฉ stesso
Parlar del piรน e del meno con un pescatore
Per ore ed ore
Per non sentir che dentro qualcosa muore
E ricoprir di terra una piantina verde sperando possa
Nascere un giorno una rosa rossa
E prendere a pugni un uomo, solo perchรฉ รจ stato un po' scortese
Sapendo che quel che brucia non son le offese
E chiudere gli occhi per fermare
Qualcosa che
รˆ dentro me
Ma nella mente tua non c'รจ
Capire tu non puoi
Tu chiamale, se vuoi, emozioni
Tu chiamale, se vuoi, emozioni

Laboratori Di Medicina Narrativa: sabato 20 giugno dalle 16 alle 17.30

Siamo stati molto lieti di avervi qui con noi!

Abbiamo studiato insieme tre quadri di Edvard Munch, โ€œBy the Death Bedโ€ (Vicino al letto della morte) dagli anni 1895, 1893 e 1915 (allegato al termine di questa pagina).ย ย 

In seguito, abbiamo usato un doppio-prompt “Accanto al tuo letto…” e โ€œAccanto al mio lettoโ€ฆโ€.

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Laboratori Di Medicina Narrativa: martedรฌ 16 Giugno dalle 19 alle 20.30

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Abbiamo ascoltato insieme la canzone “Un Medico” di Fabrizio De Andrรฉ (allegato al termine di questa pagina)ย ย 

In seguito, abbiamo usato il prompt “E i ciliegi tornano in fiore… (continua tu)”.

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Fabrizio De Andrรฉ - Un medico

Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando rossi di frutti li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti.

Un sogno, fu un sogno ma non durรฒ poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un dio ma nemmeno per gioco:
perchรฉ i ciliegi tornassero in fiore,
perchรฉ i ciliegi tornassero in fiore.

E quando dottore lo fui finalmente
non volli tradire il bambino per l'uomo
e vennero in tanti e si chiamavano "gente"
ciliegi malati in ogni stagione.

E i colleghi d'accordo i colleghi contenti
nel leggermi in cuore tanta voglia d'amare
mi spedirono il meglio dei loro clienti
con la diagnosi in faccia e per tutti era uguale:
ammalato di fame incapace a pagare.

E allora capii fui costretto a capire
che fare il dottore รจ soltanto un mestiere
che la scienza non puoi regalarla alla gente
se non vuoi ammalarti dell'identico male,
se non vuoi che il sistema ti pigli per fame.

E il sistema sicuro รจ pigliarti per fame
nei tuoi figli in tua moglie che ormai ti disprezza,
perciรฒ chiusi in bottiglia quei fiori di neve,
l'etichetta diceva: elisir di giovinezza.

E un giudice, un giudice con la faccia da uomo
mi spedรฌ a sfogliare i tramonti in prigione
inutile al mondo ed alle mie dita
bollato per sempre truffatore imbroglione
dottor professor truffatore imbroglione.

Laboratori Di Medicina Narrativa: sabato 13 giugno dalle 16 alle 17.30

Siamo stati molto lieti di avervi qui con noi!

Abbiamo studiato insieme tre foto della serie “La tavola di cucina” di Carrie Mae Weems (allegato al termine di questa pagina)ย ย 

In seguito, abbiamo usato il prompt “Alla mia tavola…”.

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“La tavola di cucina” di Carrie Mae Weems