Siamo stati molto lieti di avervi avuti con noi!
Abbiamo letto insieme la poesia I pastori di Gabriele D’Annunzio, il cui testo trovate alla fine. In molti hanno osservato come, all’inizio di Settembre, ognuno di noi si trova in un momento di transizione, all’inizio di un viaggio – per alcuni il viaggio è verso l’autunno, per altri verso l’inizio di un nuovo anno scolastico diverso, per altri ritorno al lavoro in tempi di incertezza e cambiamenti. L’immagine della della transumanza ha accompagnato il nostro close reading, immaginando i pastori abruzzesi che lasciano i pascoli montani e si spostano verso il sud per trovare un inverno più mite. Nel parlare del “rito antico” che ci ricorda di tempi passati, abbiamo riflettuto su cosa ci portiamo con noi in ogni nuovo viaggio. In questo caso, i pastori hanno con sé quasi niente, ma almeno “hanno bevuto profondamente ai fonti”. I nostri partecipanti hanno notato come settembre è un periodo di grande cambiamento dell’anno, il passaggio dall’estate all’autunno, durante il quale risuona la nostalgia per la natura e la malinconia della fine delle vacanze. Alcuni partecipanti hanno proposto la domanda, “chi sono i pastori di oggi?”, e hanno parlato di come i pastori di oggi sono i migranti, sia im-migrati ed e-migrati, che si spostano da una terra verso all’altra alla ricerca di lavoro, vita e pace. Un partecipante ha notato come il migrare non è soltanto un tempo per i migranti: tutti noi abbiamo “un tempo di migrazione”. E per di più, la migrazione non è soltanto un spostamento fisico, ma può essere anche una trasformazione metafisica, in cui si confronta con quello che si ha davanti per poi comprendere che cosa si vuole lasciare andare e a che cosa si vuole tornare. Nel leggere il testo di oggi abbiamo anche riflettuto sul modo in cui esperienze e conoscenze passate colorano letture presenti. Invece di metterle abbiamo deciso di onorare e riconoscere le nostre emozioni (“nelle professioni d’aiuto questo andrebbe valorizzato di più”, ha osservato un partecipante. “Ci viene spesso chiesto di sospendere il personale”, anche quando inevitabilmente ci portiamo ricordi ed esperienze passate in ogni nuovo incontro con ogni paziente).
Poi abbiamo scritto ispirati dallo stimolo: “Settembre, andiamo…(continua tu)”. I nostri partecipanti hanno introdotto nuove varianti ispirate dalla poesia: nuovi ritmi, ripetizioni, uso di imperativi e domande nei loro scritti. Hanno evidenziato i contrasti tra il mettersi in viaggio o restare fermi, tra lo spostamento o la staticità. Un partecipante ha descritto la tenerezza del vento di settembre, delle nuvole morbide, della “natura che ci accompagna e che ci solleva”. Altri hanno parlato dell’energia spirituale che viene ogni anno con il mese di settembre, e dei sensi che usiamo per vivere e sperimentare i cambiamenti dell’autunno: “il sole che scalda ma non brucia”, la dolcezza dell’aria, i colori vivaci delle foglie. Nell’ascoltare i testi composti dagli altri partecipanti, abbiamo meditato anche sulla consapevolezza del momento presente e sulla bellezza del linguaggio. È state una sessione molto ricca di riflessioni e parole, di gratitudine per le opportunità di “so-stare” consapevolmente e di “andare senza dimenticare” .
Se avete partecipato al laboratorio, potete condividere i vostri scritti alla fine della pagina (“Leave a Reply”). Attraverso questo forum speriamo di creare uno spazio per continuare la nostra conversazione!
Stiamo raccogliendo impressioni e breve feedback sui nostri laboratori di medicina narrativa su Zoom!
Questo breve questionario (anonimo, e aperto a chiunque abbia frequentato almeno un laboratorio) è molto importante per noi, e ci permetterà di elaborare sul valore dei nostri laboratori e sul ruolo dello spazio per riflettere e metabolizzare il momento presente. Vi preghiamo quindi di condividere le nostre riflessioni con noi!
I Pastori - Gabriele D’Annunzio Settembre, andiamo. È tempo di migrare. Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare: scendono all'Adriatico selvaggio che verde è come i pascoli dei monti. Han bevuto profondamente ai fonti alpestri, che sapor d'acqua natia rimanga ne' cuori esuli a conforto, che lungo illuda la lor sete in via. Rinnovato hanno verga d'avellano. E vanno pel tratturo antico al piano, quasi per un erbal fiume silente, su le vestigia degli antichi padri. O voce di colui che primamente conosce il tremolar della marina! Ora lungh'esso il litoral cammina La greggia. Senza mutamento è l'aria. Il sole imbionda sì la viva lana che quasi dalla sabbia non divaria. Isciacquio, calpestio, dolci romori. Ah perché non son io cò miei pastori?
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