Laboratori Di Medicina Narrativa: sabato 30 Maggio dalle 16 alle 17.30

La sessione del 30 maggio 2020 è stata molto partecipata, si è percepito un clima di vicinanza e calore emotivo. Abbiamo lavorato sul testo di Eugenio Montale “Portami il girasole ch’io lo trapianti”, una poesia scritta nel 1925 tratta dalla raccolta “Ossi di seppia”, che abbiamo scelto perché evocativa di temi su cui ci sembrava importante riflettere durante questa emergenza sanitaria, perché trasversali alle vite di tutti noi. L’invito alla scrittura è stato “Portami…”.

Attraverso la close reading della poesia i partecipanti hanno subito evidenziato la forma del testo e la potenza del linguaggio utilizzato dal poeta, ricco di sinestesie, quindi evocativo di tutti i nostri sensi, e di antinomie. Siamo rimasti “colpiti dal colore e dalla musica”, ha osservato un partecipante. Proprio attraverso i contrasti (luce – oscurità, corpo – essenza, aspetti reali – elementi metafisici, presenza finitezza – infinito) i partecipanti sono stati condotti a riflettere su cosa potesse significare trapiantare un fiore, simbolo di luce, in un terreno arido, bruciato dal salino. Forse la ricerca di una qualche verità, del senso della vita attraverso l’esplorazione del proprio animo, di una “essenza”? Da sottolineare che il poeta chiede ad un “tu” un aiuto in questo processo di trasformazione in cui le cose fluiscono ma anche si esauriscono e svaniscono. Al tu rivolge per due volte la preghiera per poter ricevere in dono il fiore impazzito di luce che permetterà alla vita di evaporare/trasfigurarsi in essenza: questo dialogo con l’altro apre al tema del donare e del ricevere, sottolineato già nel titolo e poi nel primo verso dal verbo “trapiantare”, che ha un significato molto preciso nel mondo della medicina e che qui ci porta a immaginare un fascio di luce che si conficca nel terreno bruciato dal salino e gli ridona con una vibrazione di colori, musiche e sensazioni, l’energia della vita e la possibilità di avere radici solide. Ma quale vita? Alcuni partecipanti hanno ipotizzato che il poeta stia parlando del tempo in cui ci si prepara alla morte, non con angoscia e disperazione, bensì con accettazione e forse anche con un atteggiamento mistico, di leggerezza e trascendenza. Tutti abbiamo concordato che questo testo ha aperto più domande che fornito risposte e con questi interrogativi abbiamo ammirato alcuni quadri in cui Van Gogh e Klimt hanno rappresentato la loro idea di girasole. Qui i partecipanti hanno scritto nella chat alcune rapide impressioni su questa associazione tra la poesia e i dipinti, per passare subito dopo all’attività di scrittura a partire dall’invito “Portami…”. L’ascolto attento dei testi scritti dai partecipanti ci ha portati a riflettere su come ogni persona ha davvero “portato” in dono qualcosa di sé al gruppo: un ricordo, un desiderio, una storia, un incontro, ed anche nuove immagini ed emozioni attraverso l’uso sapiente della parola che rende reale e vero il nostro mondo della vita. Molto profondo e significativo anche il modo in cui le persone hanno “risposto” ai testi che venivano letti, donando, ancora una volta all’altro un piccolo contributo per esplorare le parole scritte, per aprire nuove direzioni per la riflessione.

Durante questo workshop online eravamo più di 50: la qualità della partecipazione ha fatto sì che, come ha detto una partecipante, si creasse un percorso fra i presenti, un rimbalzare di parole dette, scritte e lette che inevitabilmente ci hanno “portati” l’uno verso l’altro. Noi facilitatori ed organizzatori di questo workshop ringraziamo tutti i partecipanti di questo grande dono. 

Invitiamo i partecipanti del laboratorio a condividere i propri scritti nella parte “blog” dedicata alla fine della presente pagina (“Leave a Reply”). Speriamo di creare, attraverso questo forum di condivisione, uno spazio in cui continuare la nostra conversazione!

Portami il girasole ch'io lo trapianti 
– Eugenio Montale

Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.

Tendono alla chiarità le cose oscure
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.

Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.
Gustav Klimt,
Il girasole (1906)
Van Gogh,
Girasoli (1889)
Van Gogh,
Girasoli (1889)
Gustav Klimt,
Giardino di campagna
con girasoli (1906)