Laboratori Di Medicina Narrativa: sabato 23 Maggio dalle 16 alle 17.30

Ringraziamo le centinaia di persone che da tutta Italia hanno trovato il tempo per condividere i loro pensieri e le loro emozioni nel nostro spazio Zoom. 

Dapprima, abbiamo studiato insieme il quadro proposto alla fine di questo post. I partecipanti sono rimasti colpiti dagli elementi di amore, attenzione e cura familiare. Si è parlato dell’ascolto, del dono della letteratura e dell’idea di una “lettura accurata”. Qualcuno ha fatto notare la luce carezzevole che cade sul volto dell’anziano, l’espressione del ragazzo, la vicinanza delle mani. Sono emersi molti dettagli della stanza: la tazza, la teiera, la stufa, i cuscini, il grembiule, le differenze nell’uso dei colori… Da alcuni, la scena è stata letta come la rappresentazione di una vita che cresce e si sviluppa (quella del ragazzo), mentre un’altra vita (quella dell’anziano) che si avvicina alla fine. 

Prima di rivelare il titolo originale dell’opera, i partecipanti sono stati invitati a dare un proprio titolo e scriverlo nella chat: molti si sono focalizzati sulla parola e l’ascolto, ma non è mancato chi ha messo in luce la differenza d’età, la cura, la relazione. Solo a quel punto, il titolo originale e l’autore sono stati resi noti: Devozione al nonno (1893) di Albert Anker.  

Poi, è venuto il momento della scrittura. L’invito tematico era: “Descrivi una scena di cura”. I testi condivisi hanno parlato sia della famiglia che dall’ambito sanitario sottolineando l’importanza della cura, per sé e per gli altri, soprattutto oggi, in questo momento di crisi. 

Ringraziamo ancora i partecipanti per la ricchezza degli scambi, e invitiamo chiunque voglia farlo a condividere il proprio scritto alla fine di questa pagina (“Leave a Reply”), per creare un ulteriore spazio di condivisione e confronto.

“Devozione al nonno” di Albert Anker

6 thoughts on “Laboratori Di Medicina Narrativa: sabato 23 Maggio dalle 16 alle 17.30

  1. MARISA DEL BEN

    grazie per l’interessante proposta e grazie per la professionalità con cui avete gestito e commentato le scritture. Ecco il mio scritto: “Descrivi una scena di cura” L’uomo è disteso sul letto in quello che un tempo era il salotto, il luogo dove i suoi figli sono cresciuti ed in cui i nipoti hanno giocato. il letto è di freddo metallo; luli vorrebbe alzarsi ma, non ce la fa. lo sguardo al di sopra della mascherina è triste, ingenuo, pallido, cercatore di contatto. Contatto che io non posso più dare, allora è lei, la compagna della vita che, nonostante la schiena curva, le dita delle mani ingrossate, si avvicina zoppicando e gli accarezza il capo. i loro sguardi smarriti si incontrano ritrovandosi. il mio si allontana, umido della tristezza di non poter più fare quello che solo tre mesi fa avrei fatto: l’ultimo abbraccio. Marisa

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  2. Benedetta

    Tu sei lì, i farmaci tengono il dolore lontano e io spero anche la paura per un tempo che non ha più tempo. Io sono qui, la mia mano ti carezza senza posa, leggera per non farti male, forte per farsi sentire. La mia voce, un sussurro vicino al tuo orecchio, prova a sostituire i suoni incessanti e impazziti del monitor. Non posso fare più niente se non esserci. Non puoi fare più niente se non sorridermi, con un sorriso così dolce che racchiude tutte le parole del mondo. Ciao amore mio. Grazie. Buon viaggio

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  3. Andreina

    Scena di cura.
    Giovane donna dai tratti gentili apre le mani bianche e sottili. Sfiora e cura un volto rugoso che teme il dolore. Un secondo, un sospiro ed ecco il sollievo. Un istante intenso e infinito in cui la sofferenza si attenua e si spalanca l’eternità.

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  4. Grazia Chiarini

    La stanza era scura. Era sceso giù per le scale nonostante la grande fatica. Era terminale ma non voleva farsi vedere nel letto. Mi offrì una tazza di tè. <>. Gli ho preso la mano e, guardandolo negli occhi scuri, gli ho detto : <>.

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  5. Sabina Ferro

    Descrivi una scena di cura….
    perché Cura va oltre. Cura non è solo mera assistenza, cura è il reclinarsi del capo, l’attenzione alla pagina prima che che la parola scappi o non venga ben letta, cura è la tazza sul comodino e quella posata accanto, cura sono le mani una sull’altra e quello sguardo sul filo di pensieri, cura è il grembiule del bambino.. i cuscini sistemati e la coperta sulle gambe. Cura è posare il nostro sentire sui colori bruciati e avvertire che c’è un’unica parola che può descrivere una scena di cura “domani”. La descrive, l’investe di quello che noi tutti abbiamo bisogno “speranza”.

    p.s.
    Grazie di questo accompagnarci in tutto questo riscoprirsi e ritrovarsi.

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